Agenti con un’anima: il mio speech all’AI Week
13-14 maggio 2025 - Milano Fiera Rho, Milano

“Per me l’AI non è solo un insieme di modelli matematici, ma una chiave nuova per ripensare i modi in cui lavoriamo, decidiamo, collaboriamo.”
È così che ho introdotto il mio discorso all’AI WEEK.
Solo una manciata di anni fa l’intelligenza artificiale era sinonimo di machine learning e reti neurali. Poi è arrivato il deep learning e da lì in poi è iniziato il tempo dei modelli generativi, degli assistenti conversazionali, dei copiloti.
Ogni volta abbiamo guardato l’innovazione e pensato: ecco, abbiamo raggiunto l’apice. E invece no. Ogni volta è solo l’inizio di qualcosa di più grande.
I modelli si susseguono velocemente, ed è difficile, forse addirittura impossibile, prevedere con certezza quali saranno i prossimi capitoli di questa evoluzione.
Le aziende faticano a tenere il passo con queste trasformazioni. È essenziale che l’organizzazione stessa cambi, diventando un ecosistema agile, dove microentità autonome collaborano utilizzando sia intelligenza umana che artificiale.
Proprio come ho affermato alcuni giorni fa sul palco dell’AI WEEK, è qui che entra in gioco il concetto di anima.
Entra in campo non solo nella sua accezione astratta, ma anche concreta.
L’anima è l’organizzazione. La struttura vivente che tiene insieme le competenze, i dati, i ruoli e le relazioni. È lì che l’intelligenza, sia essa umana, artificiale o collettiva, prende forma e trova direzione.
Come deve essere quest’anima? Aperta, capace di apprendere, contaminarsi, condividere.
Perché l’AI, per quanto potente, da sola non basta: serve un sistema che la accolga, la orienti e la governi. Serve un’organizzazione che non metta barriere tra tecnologia e persone, tra dati e decisioni, tra silos e innovazione.
Questo è quanto ho affermato durante l’AI WEEK 2025, ma su questo temo ne avremo ancora molto da dire…